
Itinerari della Resistenza

LA MEMORIA E' LA BUSSOLA CHE CI GUIDA VERSO IL FUTURO
di Giuliano Celin *
Desidero innanzitutto rivolgere a nome di Anpi Legnano un doveroso e sobrio saluto alle autorità civili e militari presenti, ai rappresentanti delle forze politiche, sindacali e associative e a tutti i partecipanti a questa giornata di festa e di memoria. Una festa antifascista che si celebra in un giorno in cui tanti cittadini ricordando con profonda tristezza Papa Francesco, uomo di Pace, sempre attento agli ultimi e alla giustizia sociale. Il 25 Aprile di 80 anni orsono il popolo italiano si liberò dalle catene del fascismo e del nazismo che avevano provocato il più devastante periodo storico del 900, con la guerra e prima ancora con le leggi razziali, con le conquiste imperialiste, con la soppressione delle libertà, con la persecuzione degli oppositori, con il carcere, il confino e l'uccisione degli antifascisti. Ricordare oggi quella parte fondamentale di storia dell'Itala, non vuole essere un esercizio retorico, ma è fare memoria per avere consapevolezza di cosa possono provocare quelle ideologie che fondarono il loro potere sulla negazione dei diritti, sull'idea della superiorità di una razza o di una cultura, sulla esaltazione dei nazionalismi ,sul predominio di un uomo solo al comando. Il fascismo ha costruito il suo potere non solo colpendo, deportando, uccidendo gli antifascisti, ma anche sopprimendo le libertà di stampa e di espressione, assoggettando la magistratura al potere del capo, togliendo diritti ai lavoratori, esaltando un nazionalismo utile alle guerre di conquista, ed infine portando il Paese in guerra alleandosi con il nazismo. L'antifascismo si è battuto contro tutto ciò ed è via via divenuto un movimento di popolo che dopo l'8 settembre ha visto combattere dalla stessa parte cittadini di diversa estrazione culturale, politica e religiosa ,(comunisti, socialisti, cattolici, liberali ) che avevano la prospettiva comune di riconquistare la libertà ridando al popolo quei diritti che il fascismo aveva negato per 20 anni. Con il 25 aprile 1945 il popolo italiano ha riconquistato non solo quelle libertà prima soppresse, ma ha consentito la conclusione di una guerra che in Europa aveva fatto 50 milioni di morti, ed ha messo le premesse per l'edificazione di un nuovo stato democratico e repubblicano fondato sui principi di solidarietà, giustizia sociale, partecipazione, diritti. pace. E vorrei qui ricordare che il primo atto delle riconquistate libertà è stato quello di ridare il voto a tutti i cittadini ed in particolare alle grandi masse femminili a cui fino ad allora era stato sempre negato, e che avevano contribuito in modo determinante alla lotta di liberazione e alla sconfitta del nazifascismo con le tante staffette partigiane (di cui ha parlato la giovane studentessa, che ringraziamo) e tra cui ci onoriamo ricordare per tutte le nostre concittadine Piera Pattani e Francesca Mainini. Cosi come oggi vogliamo ricordare anche i tanti concittadini che spesero la loro gioventù e la loro vita per garantire a tutti noi di vivere in pace, in libertà e in democrazia. I fratelli Venegoni, Anacleto Tenconi, Arno Covini, Don Mauro Bonzi, Poli Candido, Achille Carnevali, Don Carlo Riva, Giovanni Novara, Samuele Turconi, Giuseppe Bollini, I deportati della Franco Tosi e della Comerio, i Martiri del Ponte, dell'Olmina, della Canazza, di Mazzafame, e tanti altri che parteciparono alla lotta di liberazione e che non furono indifferenti, tra cui quei tanti militari che in Italia scelsero la lotta partigiana e per moltissimi la deportazione anziché aderire alla Repubblica nazifascista di Salò. A tutti loro va oggi il nostro ricordo ed il nostro ringraziamento per quanto hanno fatto per quanto ci hanno lasciato ma soprattutto per quanto ci hanno insegnato. C'è il costante tentativo di riscrivere la storia e di minimizzare quanto accaduto durante il fascismo, basti pensare che ancora tra alcune alte cariche dello stato c'è chi non riesce a dirsi antifascista, c'è chi minimizza il saluto fascista come gesto goliardico, c'è chi sdogana movimenti xenofobi e di ispirazione nazista, ce anche chi non partecipa alle celebrazioni di questa giornata , non riconoscendone il valore fondante della nostra costituzione L'antifascismo è stato ed tutt'ora il collante fondamentale della nostra democrazia, in quanto i principi ed i valori che animarono tanti uomini e donne che si sono uniti prima e dopo 8 settembre 43 sono gli stessi che i padri costituenti hanno incluso nella Costituzione Repubblicana Mantenere sempre viva la memoria è pertanto un dovere non solo per avere la bussola che ci guida verso il futuro, ma anche per trasmettere alle giovani generazioni ed in particolare a quelle che ogni anno portiamo a visitare i campi di Mauthausen o i luoghi della memoria della lotta di liberazione, il messaggio che quanto è successo può ripetersi ancora se viene meno la partecipazione alla vita democratica , se si indifferenti o peggio ancora se si delegano le scelte all'uomo o donna sola al comando. Ci sono segnali di insofferenza verso i contrappesi democratici che la Costituzione ha previsto per evitare che chi ha il potere possa esercitarlo senza controlli. Cosi come la progressiva avanzata dei nazionalismi, dei sovranisti, delle iniquità all'interno delle comunità e tra gli stati, la riduzione della partecipazione alle scelte collettive, il ridursi del senso della solidarietà e di inclusione sociale, la guerra come mezzo imperiale per risolvere le controversie tra gli stati, l'affermarsi di oligarchie e di autocrazie, ci dicono che sono reali i pericoli di una involuzione che può trasformarsi in tragedia. Le guerre che si stanno combattendo in tante parti del mondo stanno provocando tragedie umane, sociali ed economiche mai viste prima. Gli imperialismi hanno gettato la maschera e dichiarano apertamente la volontà di conquista di territori di altri popoli. Anziché ricercare soluzioni diplomatiche alle controversie ci sono corse al riarmo e non si esclude il ricorso ad armi di distruzione di massa. Sono in corso guerre devastanti in Europa, in Medio Oriente ed in Africa. Continua dopo tre anni la guerra tra Russia e Ucrania. E' in corso il massacro del popolo palestinese e il tentativo di sradicarlo dal proprio territorio, dopo che sono stati fatti altre 50 mila morti di cui due terzi donne e bambini Chiedere ancora e soprattutto oggi il cessate il fuoco ovunque è un atto di responsabilità che non può lasciare indifferente nessun antifascista e nessun democratico. Bisogna disarmare la terra come molto spesso ci ricordava papa Francesco a cui va il pensiero ed il ringraziamento di tutti gli amanti della pace. Bisogna che l'Europa che è la nostra casa comune svolga finalmente, dopo tante titubanze la sua funzione sulla base di quei principi per cui è stata fondata. Gli antifascisti incarcerati a Ventottene hanno dato il loro fondamentale contributo per la costruzione di una Europa unita e federale, in cui fosse garantita la pace, la solidarietà, la giustizia sociale, i diritti soprattutto per i lavoratori e le fasce più deboli della popolazione E allora la domanda che ci poniamo è quale idea di Italia e di Europa hanno coloro che non si riconoscono nelle idee fondanti il Manifesto di Ventotene. Se è quella dei diritti e della pace oppure quella dei sovranisti e nazionalismi che in passato hanno provocato tragedie pagate da milioni di uomini e donne che sono morte per consentire la conquista delle libertà della democrazia. l'Italia come sta scritto nella nostra Costituzione ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Ecco se siamo veramente portatori di pace dobbiamo pertanto preparare la pace ,sconfiggendo l'odio e realizzando un ordine internazionale fondato non sulla forza e quindi sulla guerra ma sul diritto degli individui e dei popoli all'autodeterminazione. Se le democrazie nel mondo sembrano essere in difficoltà, se multimiliardari vogliono governare direttamente il mondo senza la mediazione della politica allora pensiamo che sia necessario che si levi alta l'iniziativa di tutti i sinceri democratici per salvaguardare quelle libertà democratiche che garantiscono a tutti i cittadini la possibilità di non essere sudditi ma padroni del proprio futuro. L'obbiettivo pertanto è rafforzare insieme un modello democratico e sociale che si misuri con i processi in atto e che abbia un elemento di discrimine: che al centro deve esserci la persona e il lavoro e non il profitto e il mercato come avvenuto in questi anni. Se vengono negati i diritti dei lavoratori non si limitano solo le libertà e la dignità del lavoro , ma si negano anche quei principi fondanti della nostra Costituzione Repubblicana, alla cui conquista e difesa il mondo del lavoro ha dato un contributo fondamentale. Non deleghiamo quindi ad altri la difesa dei nostri diritti , usiamo gli strumenti democratici del voto, superando a volte quella rassegnazione o peggio ancora quell'indifferenza che ha provocato già in passato ingiustizie ed oppressione. L'augurio pertanto in questo 80 anniversario della lotta di liberazione e della vittoria sul nazifascismo e che non solo si mantenga viva la memoria di quanto è costata la nostra libertà e le nostra democrazia ma anche che si possa costruire un consenso che trovi la sua forza nella difesa dei principi fondamentali su cui si fonda la nostra Costituzione Repubblicana, sui diritti al lavoro , alla salute, all'istruzione, alla giustizia sociale, alla pace.
* vice Presidente ANPI Legnano "M.Venegoni"

Il contributo delle donne nella lotta di liberazione al nazi-fascismo
L'AGNESE E LE ALTRE
Ambientato nella bassa ferrarese, il libro di Renata Viganò dal titolo "L'Agnese va a morire" (Einaudi 1949), è un omaggio al ruolo (fondamentale) delle donne partigiane durante la Liberazione. Il regista Florestano Vancini, nel 1976, né ricordò la figura nel film omonimo con Ingrid Thulin (e la partecipazione di un giovanissimo Rosalino Cellamare non ancora conosciuto come Ron il cantante)..Il personaggio dell'Agnese era nato dalla fantasia letteraria dell'autrice bolognese, ma ispirata dalle tante azioni partigiane che videro coinvolte giovani ragazze in ruoli diversi da combattenti a semplici portatrici di missive e rifornimenti. L'Agnese che con la sua bicicletta portava messaggi da una compagnia partigiana all'altra era il fulcro della buona riuscita delle azioni resistenziali. E come non ricordare l'episodio tutto legnanese dell'assedio nel '44 dei partigiani, in quel di Mazzafame, da parte dei nazi - fascisti e del fondamentale ruolo svolto dalla giovane Piera Pattani per salvare dall'ospedale militare di Busto il Comandante Samuele Turconi. Sulle donne impegnate nella Resistenza è fresco di stampa il libro "Vogliamo Vivere !" di Roberta Cairoli ed altre edito da Enciclopedia delle Donne (per lo Spi Cgil Lombardia)

GIOVANNI NOVARA UN LEGNANESE AL SERVIZIO DELLA LIBERTA'
Intervista a Giovanni Cattaneo Autore del libro "1922 Tramonto della Libertà"
di Carlo Botta
La scorsa settimana nella Sala degli Stemmi del Comune, a cura della locale sezione dell'Associazione Partigiani, è stato presentato un'interessante libro scritto dal legnanese Giovanni Cattaneo e dedicato a Giovanni Novara, antifascista, che fu tra i primi a capire che dalla Marcia su Roma in poi sarebbero iniziati per il nostro Paese tempi bui e liberticidi. Il volume dal titolo !1922 Tramonto della libertà" ci fornisce un ritratto di un operaio legnanese che si oppose alla dittatura mussoliniana.
Cattaneo,
come è nata l'idea di scrivere un libro su Giovanni Novara,
antifascista poco conosciuto in città, nonostante una stele che lo
ricorda ?
L'idea nasce da un atto vandalico avvenuto il 16 dicembre 2016 quando qualcuno appiccò il fuoco alla corona di alloro che ogni anno l'ANPI depone sulla targa commemorativa posizionata in via XXIX Maggio nel luogo in cui Giovanni Novara fu assassinato. L'allora Sindaco Alberto Centinaio condannò con fermezza quello che lui definì un atto stupido e molto probabilmente opera di giovani pseudo fascistelli locali. A distanza di anni un ex funzionario comunale nonché membro dell'Associazione Polis lanciò l'idea di scrivere un opuscolo su questo giovane operaio antifascista allo scopo di fare luce e chiarezza sulla sua figura e sulla Legnano degli anni '20 alla vigilia della Marcia su Roma.
Chi era Giovani Novara?
Era un operaio della Franco Tosi, iscritto alla Fiom, la sua famiglia era di idee socialiste e con il fratello Antonio partecipava attivamente alle azioni sindacali ed a quelle contro i fascisti che erano foraggiati dagli industriali e dagli agrari che temevano di perdere i propri guadagni e i privilegi di potere. Gli scontri fisici in quegli anni tra socialisti di tutte le aree ed i fascisti sono all'ordine del giorno. Il movimento fascista creato da Mussolini nel 1019 sotto il nome di "Fasci di combattimento" avevano origine dagli ex combattenti e in particolare dagli Arditi che erano avvezzi all'uso delle armi e dlla violenza fisica. Sono migliaia gli antifascisti che moriranno sotto i loro manganelli e bastoni nonché uccisi per mano armata. Giovanni Novara non si lasciò intimidire e qualche volta venne a le mani con i fascisti di Legnano protetti dall'industriale Gianfranco Tosi. Questa sua fierezza nell'affrontarli gli costò la vita per mano di cinque fascisti di cui uno armato di pistola. Fu ucciso con quell'arma dopo due giorni di ospedale dove inizialmente si pensava potesse riprendersi. Va detto che Giovanni non fece mai uso di armi e neanche ne era in possesso. Il processo ai presunti responsabili non si realizzò perché il Re fece un'amnistia generale a tutti gli omicidi eseguiti al fine di difendere lo stato di diritto. Come dire che tutti i socialisti e quelli contro i fascisti in pratica fossero considerati sovversivi.
Quale insegnamento ci ha lasciato Giovanni Novara ?
Novara ci lascia in eredità un messaggio forte, cioè che difendere le proprie idee costa fatica e sacrificio specie se danneggiano il potere costituito o le aree di potere che non vogliono perdere i propri privilegi. E' proprio l'opposto dell'indifferenza del lasciar correre pensando ai fatti propri. Quello che ancora oggi mette in crisi le democrazie nel mondo. Giovanni non stava a guardare, si metteva in prima persona contro il fascismo che avvertiva essere un pericolo per la società e per la classe operaia. Mussolini divideva gli italiani in tre categorie: Gli italiani indifferenti che rimangono nelle loro case ad attendere, i simpatizzanti che possono circolare e gli italiani nemici che non circoleranno. Evidentemente Giovanni Novara non poteva circolare.
Il fascismo non è stato un movimento politico finito il 25 aprile del 1945, è un pensiero ancora presente e strisciante nella nostra società e non sottovalutato, caso mai studiato in tutti i suoi aspetti negativi che sono ancora presenti nella superficialità dei discorsi, nella violenza verbale nel fare di tutto per far dimenticare le origini della nostra Costituzione e dello Stato democratico costato migliaia di uomini uccisi come Giovanni Novara prima e durante il ventennio fascista.
Cattaneo, legnanese, impegnato nell'associazionismo, nonché scrittore. Progetti futuri?
Questo è il mio secondo libro, il primo è una biografia di mio papà partigiano."Un ragazzo del '23" edito da "La memoria del mondo" - (Magenta). Ho scritto anche un saggio sullo scrittore soldato Arturo Stanghellini Tenente di fanteria nella Grande Guerra. Il saggio è inserito nei volumi "Gli intellettuali e la Grande Guerra" - edito da Comune di Legnano e ANPI. Non escludo in futuro di scrivere un altro libro.
Musica e Storia
Un documentario su Sky
L'ELVIS "ROSSO" CHE CANTO' LA RIVOLUZIONE
Il cantante americano Dean Reed che passò la cortina di ferro.
di Red
Un interessante documentario visibile al momento sulla piattaforma SKY canale Arte (ma probabilmente verrà trasmesso in chiaro sul corrispondente canale 8 del telecomando) sulla vita e la carriera musicale del cantante americano Dean Reed (nella foto) conosciuto come "l'Elvis Rosso" perché trascorse gran parte della sua vita anche professionale nell'Est Europa (DDR) e in altri luoghi ove c'era bisogno di un supporto alla "rivoluzione culturale della sinistra". Egli fu un sostenitore della Cuba di Che Guevara. Riproponiamo qui parte di un articolo a firma di Alberto Crespi pubblicato nel 2007 sul quotidiano "L'Unità" e vi consigliamo anche di guardare il documentario.
"... Per noi italiani Dean Reed è un volto nella folla intravisto in un pugno di film di genere degli anni 60 e 70: "Dio li crea io li ammazzo", "I nipoti di Zorro", "Il diario proibito di Fanny", "La stirpe di Caino" e soprattutto l'interminabile "Indio Black, sai che ti dico: sei un gran figlio di...", dove è co-protagonista a fianco di Yul Brynner. Ma per le masse populari della Rdt - suo paese d'adozione - e di tutto il blocco sovietico era l'americano che aveva scelto il comunismo, e che portava il rock'n'roll e i vestiti da cowboys nelle loro case. In realtà, ben prima di scegliere il lato sbagliato del Muro e di stabilirsi a Berlino Est (dove ha avuto due mogli e un figlio, e dove è morto in circostanze misteriose nel 1986), Reed era divenuto una star in America Latina, dove la sua militanza politica contro le varie dittature locali lo aveva reso "persona non grata": nel '66 fu espulso dall'Argentina e finì a Roma, dove visse il suo periodo-spaghetti western. Tornò in pompa magna in Sudamerica all'inizio degli anni 70, come amico personale e sostenitore di Salvdor Allende (la figlia di presidente è fra gli intervistati nel film); dopo il golpe del 1973 riparò in Germania Est, dove il suo status di divo raggiunse vertici impensabili. In quanto "esule" dagli Usa, tutto gli era permesso: di fatto fu l'unico cantante rock "legale" in paesi dove i dischi di quella musica degenerata circolavano solo in un floridissimo mercato nero. Quando morì stava progettando di tornare negli Usa per produrre e interpretare un film sugli scontri di Wounded Knee 1973, fra i militanti indiani i l'Fbi. La sua morte è un sospetto suicidio, e l'unica cosa certa è che Reed stava per fare qualcosa - il ritorno in patria, il film sul genocidio dei nativi americani - che sarebbe stato sgradito su entrambi i lati della cortina. Per poter ascoltare alcune canzoni di Reed potete accedere su youtube. Troverete anche un appassionata versione della famosa Bella Ciao.

Lo Scaffale
I FRATELLI VENEGONI E IL PCI
Per ricordare l'Anniversario della fondazione a Livorno di quello che è stato, per decenni, il più grande Partito della sinistra italiana, non potevamo non citare (o meglio ricordare - permetteteci questa ripetizione) chi, nel legnanese, ha partecipato attivamente al suo radicamento nel territorio. Per questo, nella consueta rubrica "Lo Scaffale" vi consigliamo di leggere l'interessante libro pubblicato per Memesis qualche anno fa, della storica Renata Pasquetto (collaboratrice della locale sezione dell'Anpi). Il libro racconta la vita e la prematura scomparsa ad opera di assassini fascisti di Mauro Venegoni pochi mesi prima della Liberazione. Operaio, comunista tenace e intransigente, dirigente sindacale, audace capo partigiano, Mauro Venegoni, fu trucidato con orrende sevizie dalle Camicie Nere nell'ottobre 1944. Per raccontare la sua vita l'autrice, districandosi tra un'enorme mole di documenti, non può non parlare anche dei fratelli Carlo, Mauro e Pierino Venegoni: uomini indissolubilmente legati da un impegno fatto di coerenza, dedizione, studio e sacrificio personale. Quattro protagonisti di quelle battaglie che condussero l'Italia dagli anni bui della dittatura fascista e della guerra alla libertà e alla Repubblica. Le loro figure sono tratteggiate con le rispettive qualità, con le caratteristiche e le aspirazioni di ciascuno: persone in carne e ossa, e non monumenti. Il libro non poteva non trattare il rapporto dei Fratelli Venegoni ed il loro Partito: il PCI. I Fratelli all'interno del "correntismo" comunista erano chiamati "I Venegoniani".. Tanto è vero che, rispetto alla linea del Partito, i Fratelli Venegoni (e con loro altri militanti) si distaccarono spesso, avendo e manifestando idee diverse rispetto alle scelte del Comitato Centrale di Roma.
"Mauro Venegoni e i suoi Fratelli" scritto da Renata Pasquetto per le edizioni Mimesis. Il libro può esser acquistato on line o presso la locale sezione dell'Anpi di Legnano.